Nuovo progetto Cortellazzo
Da una decina d’anni l’azienda sentiva la necessità di individuare un’area dove poter concentrare tutte le attività per sviluppare compiutamente il concetto di organismo agricolo e poter così articolare armoniosamente le varie attività produttive in un unico territorio.
Nel 2014 si è concretizzata l’opportunità di acquistare una tenuta di 143 ettari in un unico corpo, in via Cristoforo Colombo a Cortellazzo di Jesolo, in provincia di Venezia. In questi due anni, il terreno è stato coltivato solo a sovesci per disintossicarlo dalle pratiche di agricoltura convenzionale e per recuperarne la fertilità. È stato anche elaborato un piano per il recupero della biodiversità della fauna e della flora locale.
Jesolo/Cortellazzo- Cenni storici
Nell’antichità, L’attuale territorio di Jesolo era un’isola inserita in un contesto lagunare particolarmente adatto all’insediamento di pescatori e alla sosta delle imbarcazioni mercantili che solcavano le acque dell’alto Mediterraneo.
L’isola era chiamata dai Romani Equilium in onore dei primissimi abitanti dell’isola, i Paleoveneti, conosciuti in tutto il bacino del Mediterraneo come allevatori di cavalli. Grazie all’alleanza con i Romani, i Paleoveneti riuscirono a difendere i loro territori dalla minaccia costituita dai Galli ma, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, nel 476, non poterono opporsi alle invasioni degli Unni di Attila e delle altre popolazioni barbare, che distrussero i territori dell’entroterra veneto. In seguito all’ondata di invasioni, gran parte della popolazione dei villaggi delle pianure dell’odierno Veneto si rifugiò nelle isole lagunari.
Furono così fondate Eraclea sull’isola Melidissa e Jesolo sull’isola Equilio. Grazie alla posizione protetta dalla laguna, Jesolo conobbe uno sviluppo rapido e indisturbato e si ritrovò ben presto a essere il centro dei commerci marittimi dell’ Adriatico settentrionale. Nei secoli successivi la città perse però il suo ruolo di rilievo, tanto che verso la metà del XV secolo, gran parte della popolazione aveva abbandonato la città che non era nemmeno più sede vescovile.
La situazione migliorò a partire dagli ultimi anni del Quattrocento quando, grazie all’intervento del patrizio veneziano Soranzo, proprietario di varie terre nella zona, venne costruita una chiesa che costituì la parrocchia più antica del Basso Veneto. Attorno alla chiesa, successivamente dedicata a San Giovanni Battista, si sviluppò un villaggio; l’intera zona beneficiò di numerosi interventi di bonifica attuati dalla Repubblica di Venezia che mirarono principalmente all’incanalamento dei fiumi Piave e Sile. L’intervento più importante si deve all’ingegnere Alvise Zucharin alla fine del Quattrocento.
Il progetto prevedeva la realizzazione di un canale di collegamento tra il vecchio alveo del Piave e quello attuale. Il canale passava per il nuovo paese che, in onore dell’ingegnere ideatore, prese il nome di Cavazuccherina. Alla fine del Settecento, dopo oltre dieci secoli di totale indipendenza, la Repubblica di Venezia cadde e soccombette prima, alle truppe francesi di Napoleone e, poco dopo, all’Impero austriaco. Furono momenti di forte disordine e confusione politica.
Durante il periodo napoleonico Cavazuccherina assurse alla dignità di comune autonomo; dopo la cacciata dei francesi, gli austriaci costituirono il Consorzio Passarella con l’obiettivo di migliorare i territori lagunari. Mala situazione non migliorò di molto e neanche l’annessione al Regno d’Italia giovò alle condizioni delle zone paludose della laguna, complici anche alcune memorabili piene del Piave verso fine Ottocento che aggravarono ulteriormente la situazione.
Durante la prima guerra mondiale il paese di Cavazuccherina fu martoriato dai combattimenti e la popolazione fu costretta ad abbandonare le proprie case. Mentre gli italiani allagavano la zona di Caposile, verso le foci del Piave, gli austriaci presidiavano il territorio paludoso, dove la malaria e l’influenza spagnola non risparmiavano la popolazione. Fu nel primo dopoguerra che furono attuati i primi lavori di bonifica a cura dei consorzi di bonifica del Basso Piave.
La bonifica più importante (non a caso chiamata “la grande bonifica”) fu realizzata tra il 1920 e il 1930 e portò all’introduzione delle coltivazioni di frumento, granoturco e barbabietola da zucchero, alle quali si aggiunsero le piantagioni di alberi da frutto e i vigneti. In questi anni, importante fu l’attività del podestà Mario Gardini, perito agrario nominato commissario prefettizio durante il regime fascista e figlio di Silvio Gardini, proprietario di metà della Gaiola, una tenuta agricola di 400 ettari. Podestà da un lato e proprietario terriero dall’altro, Mario Gardini diede nuovo impulso al comune di Cavazuccherina, riuscendo a presentare Jesolo e la zona lagunare limitrofa come l’alternativa veneta alla spiaggia di Rimini.
Nel 1930 il comune di Cavazuccherina fu rinominato con l’antico nome di Jesolo e dal 1936 le località di Marina Bassa e di Spiaggia furono denominate Lido di Jesolo. Alla rinascita agricola fece seguito una prima valorizzazione turistica di Jesolo con la costruzione dei primi stabilimenti balneari e di cura, come dei primi alberghi. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale la fase di crescita subì una brusca battuta d’arresto: fu solamente dopo la fine del conflitto che Jesolo poté riprendere, a ritmi sempre più veloci, il processo di sviluppo iniziato negli anni Trenta.
Oggi Jesolo è tra le più note località balneari del Paese e offre molteplici bellezze artistiche e naturali. L’azienda agricola biodinamica San Michele si trova in via Cristoforo Colombo, strada che collega la località di Jesolo Paese a Jesolo Pineta attraverso il paese di Cortellazzo. Durante il periodo estivo la strada è molto frequentata dai turisti che vogliono raggiungere il mare evitando gli ingorghi di via Bafile. L’azienda si trova immersa nello splendido scenario della Laguna del mort, riconosciuto dalla Comunità Europea Sito d’interesse comunitario, le cui spiagge figurano ai primi posti della classifica di Legambiente.
Fonti Bibliografiche per la sezione Storia
- Artesi G., Jesolo. Storia, Arte e Società Civile dal ‘700 ad oggi, Gaspari Editore, Udine 2013.